Decollatura – località Muraglie (CZ): primi risultati delle campagne di scavo 2013-2014

Le due archeologhe presentano i risultati di due campagne di scavo svolte in località Muraglia di Decollatura, nei pressi della chiesa di San Bernardo. L’articolo fa parte di «Rogerius bollettino dell’Istituto della biblioteca calabrese», Soriano Calabro, 2016, pp. 95-105.


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Questo articolo è la naturale prosecuzione di quello pubblicato quasi esattamente un anno fa intitolato «Presentata la 1a Carta Archeologica del territorio del Comune di Decollatura» in cui parlavo della pubblicazione del volume «1a carta Archeologica del territorio di Decollatura». In quell’occasione si presentarono i risultati dell’indagine di superficie che avevano indicato chiaramente la presenza di reperti di remota datazione. Ci si lasciò con l’idea che il passo successivo sarebbe dovuto essere l’avvio di una vera e propria campagna archeologica destinata a indagare più in “profondità”. Occorreva cercare conferme alle idee delle due studiose Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua che, dall’esame dei frammenti di ceramica e impasti ritrovati, indicavano una datazione del sito Muraglie intorno ai primi secoli dopo Cristo o forse ancora più remota.

 

Panoramica

Panoramica di parte dell'area degli scavi

 

Gli scavi

L’Amministrazione Comunale di Decollatura guidata dal sindaco Anna Maria Cardamone si dichiarò subito disponibile a coordinare gli aspetti amministrativi dell’avvio di una campagna di scavi da prevedere per l’estate 2013. Da quel momento, uno dopo l’altro, si sono affrontati tutti i problemi che una simile operazione presentava e infine, dopo aver adempiuto a tutti i passaggi necessari e ottenute le autorizzazioni dei proprietari dei terreni, il 14 ottobre ha avuto inizio la campagna di scavi in località Muraglie di Decollatura, nei pressi della chiesa di San Bernardo. A rendere possibile l’attività sono stati innanzitutto la passione e la dedizione delle due archeologhe Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua che gratuitamente si sono assunte l’onere di essere responsabili del cantiere e di lavorare dalle 7 del mattino al tramonto per quindici giorni lasciando da parte le rispettive attività professionali e anche gli impegni familiari. A coadiuvarle negli scavi sono stati, sempre a titolo gratuito, altri archeologi già laureati e altri che stanno completando gli studi. A loro si sono uniti anche altri volontari della Pro Loco di Decollatura, della Protezione Civile e dell’Associazione Passaggiari avanti. La partecipazione di queste tre associazioni, coinvolte fin dalla fase progettuale attraverso diversi incontri preparatori tenutisi nel Municipio, è stata la vera carta vincente dell’intera operazione. I loro associati hanno fatto fronte alle necessità logistiche mettendo a disposizione una tenda che ha funzionato da ufficio e deposito temporaneo, tavoli, carriole e attrezzi, il serbatoio di erogazione dell’acqua e anche il gruppo elettrogeno per l’illuminazione notturna del cantiere che l’ultimo giorno è stato necessario attivare.
L’Amministrazione Comunale ha stanziato una somma di 1500 euro che è servita per l’acquisto di alcuni utensili, rete da cantiere, carburante e per un rimborso spese a due operai.
Da sottolineare infine l’ottimo rapporto di collaborazione con i proprietari dei terreni: i signori Felice Marasco e Nicola Marotta e la signora Palmieri. Da parte dei responsabili del cantiere e da tutti gli altri partecipanti si è organizzato tutto per dare loro il minore disturbo possibile.

 

Conferenza stampa

Conferenza stampa: Spadea, Cardamone, Gaglianese, Vivacqua

E veniamo adesso ai risultati della campagna di scavi.
Il 30 ottobre scorso nella Sala Consiliare del Municipio di Decollatura si è tenuta la conferenza stampa per comunicare, appunto, i primi risultati dei 15 giorni di lavoro. Erano presenti il Sindaco Anna Maria Cardamone, il Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria dott. Roberto Spadea e le archeologhe Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua. Tra i pubblico — ma a pieno titolo come coprotagonisti — i volontari e i rappresentanti delle associazioni.
Il Sindaco ha ringraziato tutti per il magnifico lavoro e ha rilanciato promettendo il suo impegno per reperire i fondi necessari per riprendere già dalla prossima estate con una nuova campagna di scavi. Il dott. Spadea ha avuto parole di elogio per le due archeologhe, per i volontari e per l’Amministrazione prenotando già un posto per poter partecipare come volontatio alla prossima campagna di scavi dal momento che a breve sarà collocato a riposo e quindi cesserà dal suo incarico.

P. Vivacqua e G. Gaglianese

P. Vivacqua e G. Gaglianese

Gli interventi di Gaglianese e Vivacqua hanno catturato l’attenzione di tutti perchè tutti aspettavano le notizie ufficiali sull’entità dei risultati. Dopo aver premesso che ciò che si diceva era basato ancora su una prima analisi dei reperti e che quindi, per avere contezza scientifica completa, occorrerà attendere lo studio e la relativa pubblicazione, hanno illustrato le due maggiori novità. La prima è la presenza di una tomba con spallette in muratura che all’origine era rifinita con intonaco interno e copertura in laterizi. Di essa restano solo tracce e frammenti poichè è stata violata e comunque distrutta dal secolare utilizzo agricolo del fondo. Al suo interno è stato trovato un frammento di anfora da trasporto che la dott.ssa Vivacqua ha classificato come africana 2A. Nella sfortuna di non aver ritrovato l’intera anfora, ha affermato, tuttavia possiamo dirci fortunati poichè l’orlo è l’unica parte dell’anfora che con il suo particolare disegno consente di riconoscerne la tipologia e quindi la provenienza. Ed è così che è stato poichè l’anfora proviene dalla Tunisia, come anche molti degli altri frammenti di ceramiche ritrovati nello stesso sito.

 

Un esemplare di Anfora II A

Un esemplare di Anfora Africana tipo II A simile a quella che si trovava nella sepoltura scavata, riconoscibile dall'orlo

Una seconda sepoltura, ritrovata proprio l’ultimo giorno di scavi, riguarda una fossa terragna che ha attirato subito l’attenzione delle archeologhe e di Vittorio che era al lavoro in quel punto. La piccola parte di teschio che emergeva lasciava indovinare le piccole dimensioni dell’individuo che è stato identificato come “infante”. Si riconoscevano parte del teschio, lo sterno, frammenti di arti e poco altro. Un solo frammento di ceramica era presente nella fossa ed è stato classificato come “orlo di un piatto-coperchio databile tra il I e il IV secolo d.C.”

L'archeologa Ginevra Gaglianese

L'archeologa Ginevra Gaglianese

L’altro fatto nuovo e inatteso è stata la scoperta di un asse viario della larghezza di circa 2,50 m. Il tratto scavato non è molto esteso ma è sufficiente per osservare il suo allineamento che è Est-Ovest, cioè diretto a monte verso il valico di Acquabona e a valle verso l’attuale abitato. Ancora è troppo presto per trarre conclusioni ma è indubbio che una strada in pietra che passa attraverso una necropoli (sempre che le due entità siano coeve) necessita di una spiegazione che va oltre quella di alcune sepolture in una località periferica. D’altra parte già le altre testimonianze escludono trattarsi di una necropoli afferente a una stazione povera e marginale, bastando osservare la grandezza delle tombe in muratura rifinite con intonaco interno in malta. E poi la ceramica, incluso l’orlo di anfora che attesta relazioni commerciali a lunghissima distanza, rendono pienamente conto della presenza di un asse viario adeguato all’importanza del sito. Attendiamo il pronunciamento delle due archeologhe.

Foto scavi

I risultati di questa campagna di scavi, sebbene ancora solo provvisori, non possono non indurre chi si occupa della storia locale a riconsiderare quanto si era finora finora ipotizzato. La prima ovvia osservazione è che già tutto era contenuto nel toponimo «Romano» che niente ha a che fare con nomi di antichi proprietari ma è da ricondurre direttamente alla “romanità” del sito, ai costruttori delle tombe  e utilizzatori delle ceramiche di sigillata africana ritrovate in frammenti. Romani dunque erano coloro che commerciavano con le coste della Tunisia prodotti di cui ancora non conosciamo la natura. Non deve ingannare il lettore di questo articolo il fatto che il toponimo «Romano» oggi sembra limitato alle poche case che sorgono nel punto in cui Via Risorgimento incrocia la strada provinciale 159/1, poichè nell’antichità con esso si indicava tutto il territorio che va dalla chiesa di San Bernardo fino a Praticello, includendo il fondo Cianflone per un totale di oltre 50 ettari. Successivamente, altri toponimi hanno sostituito «Romano» in molte sue parti: Muraglie, Crucivia, Cancello, Monte, Fondaco, Cianflone e così via, per cui Romano è diventato un toponimo relativo a un piccolo ambito, a differenza di quanto avveniva all’origine.
Poi c’è il toponimo «Muraglie», insistentemente da molti attribuito alla presenza di muri a secco adoperati per terrazzare i terreni. Ebbene, si può dire che in località Muraglie non c’è alcuna presenza di muri a secco per terrazzare i terreni poichè la differenza di livello tra i fondi raramente supera un metro di altezza e quindi non è richiesta alcuna opera muraria. In qualche punto è stata osservata la presenza di modeste concentrazioni di pietre in corrispondenza del’argine ma si trattava solo del fatto che l’argine è il posto migliore per tenervi le pietre affioranti dal terreno durante i lavori agricoli. E quindi all’origine di «Muraglie» c’è la presenza di murature in rovina affioranti dal terreno, se si vuole escludere l’altro significato che classicamente si attribuisce a “muraglia” cioè quello di mura di fortificazione di una città che qui sembrerebbe da escludere…

L'assenza di muraglie di terrazzamento

L'assenza di muraglie di terrazzamento nei terreni di località "Muraglie"

Venendo poi all’annosa questione dibattuta dagli storici di ogni tempo, se cioè le ossa che da sempre si dice siano state rinvenute nella zona siano da ritenersi la prova o meno dello scontro tra l’esercito di Pirro e i Mamertini, la presenza di una necropoli ne stabilisce un’origine ben diversa, fermo restando l’interrogativo sull’ubicazione dell’epica battaglia. Le ossa e gli oggetti (“mezze spade”, “pomi di padiglione”, “un elmo”, una moneta romana, “ossa di smisurata grandezza”, ecc.) testimoniano non lo svolgimento di una battaglia che per puro caso si sarebbe svolta in quel luogo, quanto piuttosto di una residenza e di una necropoli utilizzate per moltissimi secoli, in grado quindi di produrre i resti via via ritrovati e mai mostrati da nessuno.

Foto scavi

La volontaria Elisa Marasco al lavoro con frammenti appena ritrovati

La volontaria Elisa Marasco al lavoro con frammenti appena ritrovati

Foto scavi

 

Foto scavi

 

Si scava con l'illuminazione artificiale

Si scava con l'illuminazione artificiale

 

Scavi ricoperti con telo di plastica e terra

Scavi ricoperti con telo di plastica e terra

Foto ricordo

Foto ricordo

Questo è il comunicato reso noto dalle archeologhe Gaglianese e Vivacqua durante la conferenza stampa:

CAMPAGNA ARCHEOLOGICA – LOC. MURAGLIE – DECOLLATURA

 Il progetto di ricerca sul territorio, iniziato nel corso del 2010 con una breve indagine di archeologica di superficie, supportata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e condotta dalla dott.ssa Ginevra Gaglianese, ha permesso, attraverso l’analisi dei rinvenimenti in superficie e la conseguente quantificazione delle presenze archeologiche, di gettare le basi per l’elaborazione di una “Prima carta archeologica del territorio di Decollatura”, pubblicata da CittàCalabriaEdizioni, a cura di G.Gaglianese, G.Musolino, P.Vivacqua. Da questa ricerca è chiaramente emersa l’alta potenzialità dell’area quale ulteriore contributo alla comprensione dell’evoluzione dei sistemi insediativi dell’intero territorio del Reventino.

Tra i siti individuati, quello di località Muraglie – nota sin dagli anni Ottanta per il rinvenimento fortuito di sepolture– apre nuovi orizzonti circa l’importanza del territorio in epoca brettia, romana e tardoantica, testimoniando un’interessante e inaspettata continuità insediativa.

Il rinvenimento di frammenti di ceramica sigillata di produzione africana, collocati cronologicamente tra il V e VI d.C., assume particolare importanza, testimoniando, come in epoca tardoantica vi sia un importante potere di scambio e dialogo tra questo sito montano e la costa, tale da giovare delle merci provenienti dal bacino del Mediterraneo.

Tale premessa ha indotto l’Amministrazione Comunale di Decollatura, a promuovere una campagna di scavo stratigrafico sul sito di località Muraglie, dando seguito all’impegno costante nelle attività di promozione della cultura del proprio territorio.

La campagna di scavo archeologico è stata diretta dal dott. Roberto Spadea della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e condotta sul campo dalle archeologhe dott.ssa G. Gaglianese e dott.ssa P. Vivacqua.

L’indagine stratigrafica realizzata tra il 14 ottobre 2013 e il 26 ottobre 2013, è stata possibile grazie a un piccolo finanziamento da parte dell’Amministrazione Comunale e soprattutto al coinvolgimento di volontari, appassionati, professionisti, studenti di archeologia e membri dell’Associazione Passaggiari Avanti.

Il Gruppo Croce Rossa di Decollatura, la Protezione Civile comunale e la Proloco di Decollatura hanno contribuito notevolmente ai lavori di logistica e di gestione del cantiere di scavo.

L’intera iniziativa dimostra, quindi, come, la sinergia tra diversi gruppi che operano sullo stesso territorio e il proficuo lavoro di rete, possa portare a risultati significativi e compiuti.

I nuovi lavori di ricerca hanno confermato l’importanza dell’area di località Muraglie nel processo di popolamento del territorio di Decollatura, in epoca antica.

Nello specifico l’indagine archeologica nella proprietà Marasco ha restituito i resti di una sepoltura con spallette in muratura (pietre legate da malta) con intonaco interno e copertura in laterizi. All’interno della sepoltura, già violata, è stato rinvenuto un frammento di anfora da trasporto Africana 2A, proveniente dalla Tunisia.

Il contenitore adibito al trasporto di olio e/o salse di pesce è datato tra la fine del II e la metà del III sec. d.C. e attesta una frequentazione dell’area in epoca romana.

L’anfora all’interno della sepoltura potrebbe essere pertinente al corredo del defunto o aver rappresentato essa stessa un contenitore per i resti ossei (enchytrismòs)

Accanto alla sepoltura in muratura lo scavo ha restituito una fossa terragna con resti ossei pertinenti ad un infante, con un corredo, assai povero, costituito da  un orlo di piatto-coperchio databile tra il II e il IV sec. d.C

Elemento di novità nell’area destinata a necropoli è rappresentato dal rinvenimento di un asse viario con andamento E-O e un ingombro in larghezza di 2.50m circa.

In attesa di uno studio approfondito dei dati di scavo è lecito formulare più ipotesi di lavoro: che la strada sia pertinente alla necropoli o che testimoni invece una diversa destinazione d’uso  dell’area in un diverso contesto cronologico, come lasciano presupporre i numerosi frammenti ceramici e altri piani di frequentazione individuati nel corso dello scavo.

Dopo questa prima e circoscritta esperienza, per il futuro, l’Amministrazione Comunale di Decollatura auspica di poter disporre di un contributo finanziario congruo per poter continuare in maniera maggiormente incisiva sulla via della ricerca intrapresa, cercando, altresì, di gratificare il lavoro intellettuale e fisico di tutte le forze impiegate in questo importante lavoro di ricostruzione dell’identità territoriale.

 Ginevra Gaglianese e Paola Vivacqua

 

Il quotidiano «La Gazzetta del Sud» il 2 novembre ha pubblicato un bell’articolo a firma di Santino Pascuzzi, presente alla conferenza stampa e sempre attento alle iniziative culturali del territorio. L’articolo ha avuto un grande riscontro tra i lettori anche perchè è stato lanciato con una vistosa e — forse — beneaugurale civetta (=locandina pubblicitaria di un quotidiano appeso fuori dalle edicole con un titolo di richiamo):

 

"Civetta" della Gazzetta del Sud 2 novembre 2013

 

Gazzetta del Sud 02 novembre 2013

Gazzetta del Sud 2 novembre 2013

 

Questo era invece l’articolo pubblicato l’8 ottobre, alla vigilia dell’inizio degli scavi, quando ancora non si sapeva cosa sarebbe successo:

Gazzetta del Sud 09 ottobre 2013

Gazzetta del Sud 9 ottobre 2013

 

COPYRIGHT © 2013 GIUSEPPE MUSOLINO


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Si è svolta ieri pomeriggio 13 ottobre 2012 la presentazione della «1a Carta Archeologica del territorio del Comune di Decollatura».

La manifestazione, come annunciato, ha visto la presenza delle maggiori autorità scientifiche regionali che hanno illustrato al numeroso e qualificato pubblico intervenuto le risultanze di molti anni di ricerche.

Ha introdotto la discussione il prof. Giuseppe Musolino che ha spiegato il lungo percorso delle ricerche sul territorio e le novità che in questa occasione vengono presentate al pubblico.

 

 

I relatori: Rubettino, Spadea, Vivacqua, Cardamone, De Sensi, Musolino, Gaglianese

I relatori: Rubettino, Spadea, Vivacqua, Cardamone, De Sensi, Musolino, Gaglianese

 

All’apertura degli interventi hanno porto il loro saluto il Sindaco di Decollatura dott.ssa Anna Maria Cardamone e l’editore dott. Florindo Rubettino.

Il Sindaco ha sottolineato l’importanza che l’Amministrazione annette alle attività culturali che contribuiscono alla costruzione dell’identità del territorio su cui si sta molto lavorando, a tutti i livelli.

Il dott. Rubettino — la cui casa editrice ha sostenuto l’iniziativa pubblicando il volume che contiene i risultati dell’indagine archeologica — ha evidenziato la valenza del lavoro pubblicato e l’importanza delle scoperte.

Il Dott. Roberto Spadea, funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, ha sottolineato l’importanza delle pubblicazioni in quanto testimonianza del lavoro fatto e mezzi di conservazione e circolazione delle conoscenze. Ha evidenziato anche l’importanza che la scoperta di una frequentazione antica del territorio interno calabrese assume anche per decodificare il ruolo e la struttura economica delle città costiere.

L’ipotesi etimologica del toponimo “Decollatura” da quello dell’Abbazia dei Santi Quaranta Martiri è stata affrontata dalla prof.ssa Giovanna De Sensi Sestito nricordando il suo celebre quanto importante lavoro “Tra l’Amato e il Savuto”. L’ipotesi di lavoro proposta da Ginevra Gaglianense è quella che il toponimo sia da collegare con il culto dei Santi Quaranta Martiri cui è dedicata un’abbazia posta nei pressi della stazione termale di caronte (Lamezia Terme). La prof.ssa De Sensi ritiene plausibile ques’ipotesi che lei a suo tempo aveva cautamente ipotizzato in mancanza — allora — di risultanze archeologiche.

Poi le archeologhe Ginevra Gaglianense e Paola Vivacqua hanno svolto le loro relazioni scientifiche entrando nei dettagli delle scoperte effettuate, parlando delle ceramiche e della loro datazione e provenienza. Di rilievo sono apparsi i ritrovamenti del frammento di ossidiana, di una ceramica a vernice nera, di sigillata africana, che lascinao intuire una frequentazione ininterrotta della località Muraglie dal IV se. a. C. fino a oggi.

Infine il prof. Musolino ha svolto alcune considerazioni sull’importanza della pietra coppellata in loc. Santa Filomena che presenta caratteristiche sovrapponibili a quelle di tutto l’arco alpino e, persino, con la rosa camuna, simbolo della Regione Lombardia.

Roberto Spadea, Paola Vivacqua e Anna Maria Cardamone

Roberto Spadea, Paola Vivacqua e Anna Maria Cardamone

 

Prof.ssa Giovanna De Sensi e Giuseppe Musolino

Giovanna De Sensi, Giuseppe Musolino e Ginevra Gaglianese


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Ginevra Gaglianese, Giuseppe Musolino, Paola Vivacqua, 1a carta archeologica del territorio di Decollatura, Soveria Mannelli, CittàCalabriaEdizioni, 2012, € 4,90.

Lo scorso mese di giugno 2012 è stato pubblicato da CittàCalabriaEdizioni del gruppo Rubbettino di Soveria Mannelli il volume intitolato «1a carta archeologica del territorio di Decollatura. Indagine preliminare di archeologia di superficie». Gli autori sono Ginevra Gaglianese, Giuseppe Musolino, Paola Vivacqua.

 

1a Carta archeologica del territorio di Decollatura

1a Carta archeologica del territorio di Decollatura

Dalla quarta di copertina:

• Ginevra Gaglianese •

Storica e archeologa freelance, collabora dal 2004 con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Tra i suoi lavori più significativi si ricordano le prime ricerche archeologiche nel Convento Domenicano di Soriano Calabro e lo scavo urbano di P.zza Luigi Razza in Vibo Valentia.

• Giuseppe Musolino •

Fisico. Insegna matematica e fisica nel Liceo Scientifico di Decollatura. E’ da sempre impegnato nello studio e promozione della cultura del territorio di Decollatura

• Paola Vivacqua •

Archeologa. Ha conseguito il titolo di dottorato nel 2011 presso l’Università degli Studi di Siena. Collabora dal 2006 con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Ha partecipato a missioni archeologiche in Italia e in Grecia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Siena. Si interessa di ceramica romana e tardo antica, in particolare di anfore.

Il volume, con illustrazioni, carta del territorio e la prefazione del dott. Roberto Spadea, funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, presenta i primi risultati di un’indagine di superficie condotta nel territorio decollaturese in molti anni di ipotesi, sopralluoghi, fotografie, studio delle fonti, e così via.

Tutto iniziò nel settembre del 1982 quando, in località Muraglie di Decollatura, il ritrovamento occasionale di una tomba da parte di un contadino intento all’aratura di un suo terreno, produsse interesse per la ricerca archeologica nel nostro territorio.
La Soprintendenza, chiamata a esaminare i pochi resti osservabili nel luogo del ritrovamento, concluse che si poteva trattare al massimo di una sepoltura medievale e quindi poco significativa. Fu disposto l’interramento del sito dopo averlo ricoperto con una guaina bituminosa.

Io in quell’occasione non mi trovavo a Decollatura poichè da poco tempo mi ero trasferito a Milano. Tuttavia venni a conoscenza dell’evento e successivamente visionai alcune fotografie riprese sul luogo del ritrovamento. Raccontarono che vennero ritrovati insieme a pietre e frammenti di ossa anche alcuni cocci, un campanellino di ferro arrugginito, pezzi di calce, e poco altro. In ogni caso il parere della Soprintendenza non lasciava speranze di sviluppi ulteriori. Si trattò per quelli di noi che aspettavano di sapere finalmente la verità sulle origini e sulla storia del territorio di una delusione, di un’occasione mancata, della consapevolezza che si sarebbe dovuto aspettare chissà quanto per avere qualche novità di rilievo, posto che il sito notoriamente più interessante, Muraglie, non aveva svelato niente di interessante.
Il materiale fu raccolto in una scatola per scarpe e portata nella biblioteca comunale che allora aveva sede nell’ex scuola elementare in Piazza della Vittoria. Lì rimase nell’oblio per oltre 15 anni.
Nell’estate del 1998, all’epoca della mia attività di amministratore comunale, progettai e realizzai l’istituzione di un museo comunale che avesse lo scopo di raccogliere e valorizzare il patrimonio culturale del territorio. Oltre a tanti oggetti della civiltà contadina, pensai che quella fosse la sede giusta per ospitare il contenuto di quella scatola che da tanti anni riposava indisturbata nella biblioteca di S. Bernardo. Il trasferimento dei reperti non avvenne senza qualche “resistenza” ma alla fine si realizzò e per un paio d’anni poterono essere osservati in un armadio a vetrina posto nell’atrio, come si vede in questa immagine inserita nella pubblicazione “Decollatura” edita dalla Comunità Montana dei Monti Reventino, Tiriolo e Mancuso nel 2001:

I "cocci" nella vetrina del Museo della Nostra Terra nel 2001

I "cocci" nella vetrina del Museo della Nostra Terra nel 2001

L’interesse sui resti veniva dal fatto di essere stati trovati in una zona da sempre sotto l’attenzione degli studiosi per avere quel nome così particolare (Muraglie, ma di che cosa? forse di ossa? o di che altro?) e essere stata individuata da più fonti come luogo dell’epica battaglia tra Pirro e i Mamertini del 275 a. C. Ma la questione è stata sempre controversa, avendo raccolto forse tante opinioni a favore quante contrarie da parte degli studiosi che si sono occupati della materia.
La svolta si ebbe poco tempo dopo, intorno al 1999, quando Ginevra Gaglianese che già studiava archeologia, venendo a visitare il museo, vide quella vetrinetta e quei pochi resti in ordine sparso. Sul momento non diede loro molta importanza anche perchè per lo più erano visibilmente di origine recente. Il campanellino su cui tanto si era fantasticato era un sonaglio per animali caduto in quel luogo in epoca recente, così come la sbarretta di ferro era forse la gamba di un treppiede da focolare buttato lì come rifiuto. Ma poco tempo dopo tornò con i pennelli per lavare sotto l’acqua corrente alcuni specifici cocci che avevano attirato la sua attenzione.
Ebbene, dopo essere stati semplicemente lavati con acqua si poteva facilmente notare che erano frammenti di un oggetto di fattura molto particolare, diversi da tutti gli altri.

Ma anche allora i tempi non erano maturi per fare il salto, anche perchè, malauguratamente, venne tolta la possibilità di studiare i fatidici cocci, stante la chiusura del museo intervenuta dopo poco tempo.
Nel frattempo io, Ginevra, le sue colleghe archeologhe, Antonio Pulerà, Claudio Marasco e, occasionalmente, altre persone, continuavamo a esplorare il territorio.

Facendo un salto di molti, troppi, anni, arriviamo a 2011 quando, in seguito al rinnovamento degli organi amministrativi comunali intervenuto per libere elezioni, si dispone la riapertura del museo civico che conservava ancora il nome di Museo della Nostra Terra.
A questo punto, ritrovati i cocci, è stato possibile farli esaminare agli specialisti di ceramiche che hanno confermato il valore archeologico della brocchetta ben riconoscibile anche nella foto precedente (quella parzialmente ricostruita e dall’impasto più chiaro).

Infine, la pubblicazione del volumetto oggetto del presente articolo, che riassume i risultati raggiunti e indica quanto ancora resta da fare.

COPYRIGHT © 2012 GIUSEPPE MUSOLINO


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