Pier Paolo Gimigliano. Cenni biografici

E’ un opuscolo in cui Ferdinando Adamo di Paolo (Decollatura 1869-1945), racconda la vita di Pier Paolo Gimigliano di Motta S. Lucia.


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Le parole e il silenzio. È possibile imparare a pensare a partire da Pierce, Lacan e Heidegger?

Cosa significa pensare?
Esiste la possibilità di produrre una parola piena? Esiste la possibilità di pensare la realtà, l’essere?
Queste domande significano che ci si interroga di nuovo, ritenendola la cosa principale, su cosa vuole dire pensare. Ciò implica l’esigenza di condurre un’indagine sul senso del pensiero e sulla possibilità di imparare a pensare.
Infatti a tale domanda, qui articolata nella sua semplicità più banale – ma in realtà di una complessità disarmante –, tutta la filosofia occidentale ha cercato di dare una risposta.
In generale porsi delle domande, il modo di porsele, implica già che in esse stesse vi sia la risposta. Si possono porre delle false domande, delle domande sbagliate, distorte o delle domande retoriche; in quest’ultimo caso già si conosce la risposta a cui si vuole arrivare e pertanto non si raggiungerà mai alcun risultato originale. In verità ogni domanda è una domanda retorica, nel senso del circolo ermeneutico di Gadamer. Porsi delle domande, dopo Gadamer, deve tenere conto necessariamente della circolarità ermeneutica. Le domande che ci possiamo porre, che si possono porre ai testi, sono determinate necessariamente dal mondo entro cui viviamo, dalla cultura che ci appartiene. Esiste una precomprensione di fondo o meglio di sfondo che condiziona necessariamente la domanda. Anche senza esserne consapevoli e credendo di porre delle domande originali e originarie, si è condizionati dal mondo in cui si vive, dalla nostra cultura, dall’epoca storica in cui si è collocati; il nostro spirito personale non è uno spirito originale. Lo spirito, proprio nella sua apparente particolarità, incarna sempre una determinata epoca.
Se siamo cittadini del mondo, e si è presenti alla propria contemporaneità, se si è pensata la contemporaneità, se si riesce a cogliere il suo senso più profondo, ci si pone quelle domande che la nostra epoca si pone; se, invece, si vive dentro un mondo personale limitato, allora tale mondo è lo sfondo dentro cui collocare le nostre domande e le nostre domande saranno limitate da questo mondo personale o provinciale. In ogni caso, qualsiasi domanda ci si pone sarà sempre limitata storicamente e quindi le risposte che si avranno, se si avranno, saranno originariamente limitate.
il volume è le seconda edizione di quello pubblicato nel 2016 con Simple di Macerata.

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Valere e nulla. Aforismi filosofici sulla natura del soggetto umano. Appunti per una meta-metafisica del valere

Libro composto da 112 riflessioni isolate ma fortemente concatenate l’una con l’altra, la lettura di una sola non è quasi mai sufficiente a comprenderne il senso profondo.
Il tema principale è il rapporto che si instaura tra il soggeto umano, la sua volontà egoistica di valere e lo scoprirsi nulla.
L’uomo crede di essere qualcosa, crede di essere un individuo fondato sul proprio io, ma dipendendo totalmente dagli altri e dalle cose che lo circondano è in realtà assolutamente subordinato, completamente altro da una qualche sostanza individuale.
La sua realtà non è un elemento positivo, un essere, ma negativo, un non essere, perchè è costitutivamente mancante e dominato dalla contingenza. (dalla quarta di copertina)

Dal testo di presentazione dell’Autore:

Si tratta di un libro quasi aforistico, poiché composto da 112 riflessioni, ma dato che sono fortemente concatenate, la lettura di una sola non è quasi mai sufficiente a comprenderne il suo senso profondo.
Lo potrei definire un libro di filosofia, ma non è solo questo, vi è anche una forte influenza della psicoanalisi, specificatamente lacaniana, e di certa sociologia.
Il libro vorrebbe essere il tentativo di un percorso che mira a conoscere meglio il se stesso.


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