Pubblicato il volume “1a carta archeologica del territorio di Decollatura”

 

Ginevra Gaglianese, Giuseppe Musolino, Paola Vivacqua, 1a carta archeologica del territorio di Decollatura, Soveria Mannelli, CittàCalabriaEdizioni, 2012, € 4,90.

Lo scorso mese di giugno 2012 è stato pubblicato da CittàCalabriaEdizioni del gruppo Rubbettino di Soveria Mannelli il volume intitolato «1a carta archeologica del territorio di Decollatura. Indagine preliminare di archeologia di superficie». Gli autori sono Ginevra Gaglianese, Giuseppe Musolino, Paola Vivacqua.

 

1a Carta archeologica del territorio di Decollatura

1a Carta archeologica del territorio di Decollatura

Dalla quarta di copertina:

• Ginevra Gaglianese •

Storica e archeologa freelance, collabora dal 2004 con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Tra i suoi lavori più significativi si ricordano le prime ricerche archeologiche nel Convento Domenicano di Soriano Calabro e lo scavo urbano di P.zza Luigi Razza in Vibo Valentia.

• Giuseppe Musolino •

Fisico. Insegna matematica e fisica nel Liceo Scientifico di Decollatura. E’ da sempre impegnato nello studio e promozione della cultura del territorio di Decollatura

• Paola Vivacqua •

Archeologa. Ha conseguito il titolo di dottorato nel 2011 presso l’Università degli Studi di Siena. Collabora dal 2006 con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria. Ha partecipato a missioni archeologiche in Italia e in Grecia, in collaborazione con l’Università degli Studi di Siena. Si interessa di ceramica romana e tardo antica, in particolare di anfore.

Il volume, con illustrazioni, carta del territorio e la prefazione del dott. Roberto Spadea, funzionario archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, presenta i primi risultati di un’indagine di superficie condotta nel territorio decollaturese in molti anni di ipotesi, sopralluoghi, fotografie, studio delle fonti, e così via.

Tutto iniziò nel settembre del 1982 quando, in località Muraglie di Decollatura, il ritrovamento occasionale di una tomba da parte di un contadino intento all’aratura di un suo terreno, produsse interesse per la ricerca archeologica nel nostro territorio.
La Soprintendenza, chiamata a esaminare i pochi resti osservabili nel luogo del ritrovamento, concluse che si poteva trattare al massimo di una sepoltura medievale e quindi poco significativa. Fu disposto l’interramento del sito dopo averlo ricoperto con una guaina bituminosa.

Io in quell’occasione non mi trovavo a Decollatura poichè da poco tempo mi ero trasferito a Milano. Tuttavia venni a conoscenza dell’evento e successivamente visionai alcune fotografie riprese sul luogo del ritrovamento. Raccontarono che vennero ritrovati insieme a pietre e frammenti di ossa anche alcuni cocci, un campanellino di ferro arrugginito, pezzi di calce, e poco altro. In ogni caso il parere della Soprintendenza non lasciava speranze di sviluppi ulteriori. Si trattò per quelli di noi che aspettavano di sapere finalmente la verità sulle origini e sulla storia del territorio di una delusione, di un’occasione mancata, della consapevolezza che si sarebbe dovuto aspettare chissà quanto per avere qualche novità di rilievo, posto che il sito notoriamente più interessante, Muraglie, non aveva svelato niente di interessante.
Il materiale fu raccolto in una scatola per scarpe e portata nella biblioteca comunale che allora aveva sede nell’ex scuola elementare in Piazza della Vittoria. Lì rimase nell’oblio per oltre 15 anni.
Nell’estate del 1998, all’epoca della mia attività di amministratore comunale, progettai e realizzai l’istituzione di un museo comunale che avesse lo scopo di raccogliere e valorizzare il patrimonio culturale del territorio. Oltre a tanti oggetti della civiltà contadina, pensai che quella fosse la sede giusta per ospitare il contenuto di quella scatola che da tanti anni riposava indisturbata nella biblioteca di S. Bernardo. Il trasferimento dei reperti non avvenne senza qualche “resistenza” ma alla fine si realizzò e per un paio d’anni poterono essere osservati in un armadio a vetrina posto nell’atrio, come si vede in questa immagine inserita nella pubblicazione “Decollatura” edita dalla Comunità Montana dei Monti Reventino, Tiriolo e Mancuso nel 2001:

I "cocci" nella vetrina del Museo della Nostra Terra nel 2001

I "cocci" nella vetrina del Museo della Nostra Terra nel 2001

L’interesse sui resti veniva dal fatto di essere stati trovati in una zona da sempre sotto l’attenzione degli studiosi per avere quel nome così particolare (Muraglie, ma di che cosa? forse di ossa? o di che altro?) e essere stata individuata da più fonti come luogo dell’epica battaglia tra Pirro e i Mamertini del 275 a. C. Ma la questione è stata sempre controversa, avendo raccolto forse tante opinioni a favore quante contrarie da parte degli studiosi che si sono occupati della materia.
La svolta si ebbe poco tempo dopo, intorno al 1999, quando Ginevra Gaglianese che già studiava archeologia, venendo a visitare il museo, vide quella vetrinetta e quei pochi resti in ordine sparso. Sul momento non diede loro molta importanza anche perchè per lo più erano visibilmente di origine recente. Il campanellino su cui tanto si era fantasticato era un sonaglio per animali caduto in quel luogo in epoca recente, così come la sbarretta di ferro era forse la gamba di un treppiede da focolare buttato lì come rifiuto. Ma poco tempo dopo tornò con i pennelli per lavare sotto l’acqua corrente alcuni specifici cocci che avevano attirato la sua attenzione.
Ebbene, dopo essere stati semplicemente lavati con acqua si poteva facilmente notare che erano frammenti di un oggetto di fattura molto particolare, diversi da tutti gli altri.

Ma anche allora i tempi non erano maturi per fare il salto, anche perchè, malauguratamente, venne tolta la possibilità di studiare i fatidici cocci, stante la chiusura del museo intervenuta dopo poco tempo.
Nel frattempo io, Ginevra, le sue colleghe archeologhe, Antonio Pulerà, Claudio Marasco e, occasionalmente, altre persone, continuavamo a esplorare il territorio.

Facendo un salto di molti, troppi, anni, arriviamo a 2011 quando, in seguito al rinnovamento degli organi amministrativi comunali intervenuto per libere elezioni, si dispone la riapertura del museo civico che conservava ancora il nome di Museo della Nostra Terra.
A questo punto, ritrovati i cocci, è stato possibile farli esaminare agli specialisti di ceramiche che hanno confermato il valore archeologico della brocchetta ben riconoscibile anche nella foto precedente (quella parzialmente ricostruita e dall’impasto più chiaro).

Infine, la pubblicazione del volumetto oggetto del presente articolo, che riassume i risultati raggiunti e indica quanto ancora resta da fare.

COPYRIGHT © 2012 GIUSEPPE MUSOLINO


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